IUniScuola. Proroga al 31 luglio 2009 per la presentazione delle modifiche al Piano regionale di dimensionamento

ANCI Lombardia 4 Maggio 2009 - Modifiche al piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche – Anno scol. 2010/11

Alla luce di quanto definito in sede di Conferenza Unificata in data 28 gennaio 2009, in base alle cui determinazioni verrà stipulata un’intesa tra Governo, Regioni ed Enti locali entro il prossimo 15 giugno, il Dipartimento Istruzione di ANCI Lombardia ha promosso l’organizzazione di due seminari, per consentire la partecipazione diretta degli Amministratori locali della nostra regione alla riflessione sul tema in oggetto. Il documento approvato in Conferenza Unificata prevede l’adozione di provvedimenti che consentano un’economia di 85 milioni euro da raggiungere entro il 2012 a livello nazionale.
Tali iniziative hanno avuto luogo in data 7 e 20 aprile 2009, a Milano. Dal confronto con gli Amministratori presenti sono emersi alcuni orientamenti, che il Consiglio Direttivo di ANCI Lombardia ha fatto propri, nel documento approvato il 21 aprile 2009, consultabile sull’home page di ANCI Lombardia.
Con l’approvazione del documento si è inteso ribadire innanzi tutto che la Lombardia è regione virtuosa, che i Comuni lombardi hanno ampiamente dimostrato di rispettare le norme vigenti, contribuendo in modo sostanziale al contenimento della spesa pubblica, con interventi di razionalizzazione già effettuati a suo tempo, al punto che la media della popolazione scolastica nella nostra regione è di 845 alunni per istituto autonomo, a fronte dei limiti previsti dal DPR n. 233/98, che considerano parametro minimo i 500 alunni e massimo i 900. E’ indispensabile che l’intesa da approvarsi in Conferenza Unificata consideri la necessità di intervenire in modo mirato e non generalizzato, andando a sanare situazioni di evidente abuso o spreco. I Comuni lombardi, dal canto loro, avranno modo di offrire un ulteriore contributo, salvaguardando comunque i piccoli plessi di scuola dell’infanzia o quelli situati in zone disagiate o in condizioni di marginalità, siano essi in aree montane o di pianura.
Invitiamo pertanto gli Amministratori comunali lombardi a prendere visione del documento approvato dall’ANCI Lombardia; i criteri approvati consentiranno ai Comuni di procedere alle proposte di accorpamento, fusione, soppressione di plessi, secondo quanto previsto dal D.L.vo n. 112/98, art. 139, considerando i parametri citati e procedendo con proposte che seguano l’ordine di priorità indicato nel documento, anche in funzione dell’attivazione dei Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti, che godranno di autonomia, con un proprio dirigente scolastico ed un proprio organico.
Considerando l’imminente scadenza elettorale, si è concordata con la Regione Lombardia la proroga dei termini per la presentazione delle modifiche al Piano regionale di dimensionamento, stabilendola al 31 luglio 2009.
Entro tale data, pertanto, i Comuni che intendono procedere alla modifica del piano dovranno inviare la documentazione prevista alle Amministrazioni Provinciali di competenza, per l’espressione del parere. In attesa che venga pubblicato il testo dell’Intesa di cui sopra, tuttavia, sarebbe opportuno che i Comuni capidistretto di cui alla L. 328/00 si attivassero, a livello di ambito territoriale, organizzando incontri con Comuni e Scuole, in modo da valutare soluzioni praticabili e condivise.
Si ricorda che alla documentazione da inviare in Provincia deve essere allegato anche il parere obbligatorio e non vincolante degli organi collegiali della scuola.
ANCI Lombardia si impegna a diramare il testo dell’intesa non appena in medesimo verrà approvato dalla Conferenza Unificata.

Commenti

  1. IUniScuola.L'allarme è lanciato dall’assessore Luigi Ricca della regione Piemonte

    "Scuole di montagna a rischio di chiusura. L’allarme per il ridimensionamento delle classi l’avevano già dato da tempo insegnanti, dirigenti scolastici e amministratori, ma ora l’assessore regionale Luigi Ricca ci tiene a precisare che dopo la scadenza del 15 giugno per stabilire i numeri minimi per il mantenimento dei plessi, resta ancora molto alta l’apprensione verso le scuole di montagna che rischiano concretamente di essere cancellate.

    Infatti mentre di norma i numeri minimi di alunni sono 30 per la scuola dell’infanzia e 50 per la scuola primaria, nonostante la deroga prevista per i territori montani sia di 15 bambini per la scuola dell’infanzia, 20 per la scuola primaria e 30 per la secondaria di primo grado, ci sono molti plessi in Piemonte che non hanno i numeri minimi di bambini iscritti.

    «Le scuole che si troveranno in condizioni critiche – commenta l’assessore Ricca – perché non possono sostenere i numeri minimi di iscrizioni, si trovano anche in comuni di montagna. E si tratta di comuni montani molto isolati con evidenti difficoltà sul piano dei collegamenti con gli altri centri a causa di strade disagevoli che implicano anche tempi di percorrenza lunghi per le famiglie e per i bambini piccoli».

    In Valle Orco e Soana, a Ceresole Reale la scuola elementare ha 8 alunni, di cui una in quinta elementare così come quella di Ronco Canavese ha 9 bambini, di cui due che dovranno frequentare l’ultimo anno.

    Un altro caso a rischio è in Valchiusella, a Brosso, dove gli alunni sono 19. Il Piano programmatico proposto dall’attuale riforma Gelmini, richiama il Dpr 233/98 che, nel fissare i parametri per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche, prevede uno standard generale compreso fra i 500 e i 900 alunni, e consente una deroga autorizzando il dimensionamento di istituzioni scolastiche con una popolazione compresa tra le 300 e le 500 unità per le scuole che si trovano in zone montane e a condizione che si tratti di istituti comprensivi del 1° ciclo.

    A partire dal 1999 le istituzioni scolastiche della montagna piemontese si sono adeguate alla normativa (Ceresole Reale e Ronco fanno parte dell’istituto comprensivo di Pont Canavese, mentre Brosso fa parte dell’istituto comprensivo di Vistrorio), riorganizzando la rete dei plessi in modo da istituire, nella quasi totalità, istituti comprensivi con popolazione scolastica congrua.

    «Purtroppo – sottolinea Ricca – sono una cinquantina e scuole a rischio in tutta la Regione, distribuite in quasi tutte le province che non hanno neanche i numeri minimi previsti dalla deroga per i territori montani. E anche se si ottenesse una deroga della deroga, il rischio è che non ci sarebbero gli insegnanti, in quanto non c’è relazione tra la programmazione dei plessi e la disponibilità di insegnanti. Chiudere le scuole di montagna significa sancire la fine di una comunità locale».
    (fonte Localport.it di Francesca Dighera )"

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  2. La Corte boccia parte della riforma Gelmini

    Lo Stato, in particolare il ministero dell’Istruzione, non può ridimensionare la rete scolastica sul territorio perchè si tratta di una competenza delle Regioni. Lo ha stabilito la Corte costituzionale dichiarando parzialmente illegittime alcune norme del decreto sviluppo del giugno 2008, quelle che realizzavano consistenti risparmi di spesa sulla scuola a partire dal prossimo anno scolastico.

    Due i punti dichiarati incostituzionali dai giudici della Consulta, alle prese con i ricorsi delle Regioni: l’assegnazione al ministero dell’Istruzione del compito di definire ’criteri, tempi e modalità per la determinazione e l’articolazione dell’azione di ridimensionamento della rete scolasticà; e il fatto che anche lo Stato, oltre a Regioni ed enti locali, possa ’nel caso di chiusura o accorpamento degli istituti scolastici aventi sede nei piccoli comuni, prevedere specifiche misure finalizzate alla riduzione del disagio degli utenti». La sentenza, depositata stasera in cancelleria e redatta dal giudice Alfonso Quaranta, fa riferimento all’articolo 117 della Costituzione che disciplina le competenze legislative di Stato e Regioni.

    I criteri di definizione della rete scolastico hanno «una diretta e immediata incidenza su situazioni strettamente legate alle varie realtà territoriali e alle connesse esigenze socio-economiche di ciascun territorio, che ben possono e devono essere apprezzate in sede regionale», osserva la Corte. Le disposizioni in questione non possono essere «qualificate come ’norma generale sull’istruzionè» ma al contrario «invadono spazi riservati alla potestà legislativa delle Regioni», sostiene la Consulta.
    Roma 2 luglio 2009 la stampa.it

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